lunedì 18 febbraio 2008

Il tempo che scorre e i tuoi tempi

Il tempo è un concetto molto interessante in questo contesto.
C'è il tempo che scorre di cui assolutamente perdi il senso fin da quando "il gioco si fa duro" e il travaglio coinvolge tutta la tua concentrazione. Fino ad un momento prima il tempo ti consentiva di comprendere le reazioni del tuo corpo: lo misuri con estrema precisione e annoti la comparsa delle contrazioni, la durata e il periodo tra l'una e quella successiva.
Poi ad un certo punto, ne perdi il senso e subentra una nuova prospettiva temporale.
I tuoi tempi diventano protagonisti durante il periodo del travaglio.
Non misuri più l'arrivo della contrazione e il periodo di relax in attesa della successiva ma ti costruisci dei processi per distrarre la mente dal dolore e portare il tuo corpo lungo il tragitto ormai avviato.
Il training autogeno insegna e ti suggerisce di contare le respirazioni per regolare appunto il respiro e mantenerele belle, ampie e utili al tuo bambino. Chi lo ha sperimentato con coscienza non potrà che essere daccordo con me sul fatto che contare la durata delle respirazioni aiuta senza dubbio a respirare bene.
Una prova? Chi di voi ha vissuto una parte del travaglio con i cavi del tracciato attaccati si sarà accorta che se all'arrivo del dolore si trattiene il fiato (come verrebbe spontaneo) anche il battito del bimbo ne risente. Insomma, quando c'è il dolore bisogna respirare e non trattenere il fiato.

E come si fa? Più semplice a dirsi che a farsi, ma in ogni caso... utile e quindi il consiglio è di impegnarsi per metterlo in atto.
Si decide la durata della respirazione, come inspirazione ed espirazione (da 10 secondi a scendere fino a 1 secondo) partendo dalla fase di relax tra una contrazione e quella successiva. Il punto di partenza lo si decide a seconda dell'intensità del dolore e si va a scalare con l'aumentare del dolore, fino a poi ricrescere quando il dolore diminuisce. Insomma, con poco dolore il respiro è lungo (fino a 10 secondi per inspirazione e 10 per espirazione) e quando il dolore è molto forte i respiri sono veloci e brevi. Con il procedere del travaglio non si arriva più a 10 nella fase di relax ma si riduce la scala.
E poi, contare tiene la testa impegnata e si pensa meno al dolore...

Il limite del dolore e... il superamento

Ognuno ha un proprio limite anche nell'ambito del dolore. Siamo di nuovo alla soggettività, assolutamente.
Durante quest'esperienza pensi in continuazione di "essere arrivata al limite" del tuo dolore, di ciò che puoi tollerare. E invece, poi, ti accorgi che puoi sopportare di più: il tuo corpo si allena e diventa più bravo a gestire il dolore. Superi quello che ritenevi il tuo limite e di nuovo ti trovi di fronte ad un altro sbarramente: un nuovo limite. Anche questo da superare, per portare a compimento la tua impresa.
E' un continuo processo circolare, che segue il ritmo delle contrazioni e delle brevi (sempre più brevi) pause di relax che ti porta a superare continuamente tali limiti (che tu pensavi fossero limiti).
In realtà, il corpo è più forte della mente e la natura vuole, esige, che si proceda lungo la strada che si è intrapresa. I tuoi limiti, uno dopo l'altro, vengono abbattuti per la forza della natura e anche se la fatica è enorme ti accorgi che stai vivendo un momento unico e irripetibile.
Ti senti spossata e solo alla fine ti ritroverai a provare una sensazione di forza come non hai mai provato: a quel punto ti renderai conto di aver superato i tuoi limiti.