lunedì 21 febbraio 2011

domenica 5 aprile 2009

Il dolore che ti manca

Non sarà credibile per chi ci deve ancora passare ma questo dolore ti manca. Almeno a me manca. E' una strana sensazione la cui assenza mi crea nostalgia; la cui esistenza crea dipendenza. Eppure l'ultima volta che ero alle prese con il parto ho pensato con estrema lucidità "ma chi me l'ha fatto fare"...
Certo perché quando ti trovi impegnata nel parto davvero ti sembra un dolore troppo forte, quasi insopportabile.
Eppure, saranno gli ormoni, sarà la gioia e basta del fatto che il tuo bambino viene alla luce ma i giorni più belli della mia vita sono i tre giorni in cui sono nati i miei tre bambini: un tourbillon di emozioni, confusioni, sorrisi, pensieri, piccole ansie e sospiri di soddisfazione, relax e eccitazione.
Tutto questo ti pervade e non ce la fai proprio a dormire (anche se sei stravolta).
Per me, due volte su tre, il parto è avvenuto di sera (poco prima di mezzanotte e dieci di sera) e in nessuno dei casi mi è stato possibile chiudere occhio. Ho pensato, ripensato, ripensato e riepnsato e gioito per il mio bellissimo bambino.

lunedì 18 febbraio 2008

Il tempo che scorre e i tuoi tempi

Il tempo è un concetto molto interessante in questo contesto.
C'è il tempo che scorre di cui assolutamente perdi il senso fin da quando "il gioco si fa duro" e il travaglio coinvolge tutta la tua concentrazione. Fino ad un momento prima il tempo ti consentiva di comprendere le reazioni del tuo corpo: lo misuri con estrema precisione e annoti la comparsa delle contrazioni, la durata e il periodo tra l'una e quella successiva.
Poi ad un certo punto, ne perdi il senso e subentra una nuova prospettiva temporale.
I tuoi tempi diventano protagonisti durante il periodo del travaglio.
Non misuri più l'arrivo della contrazione e il periodo di relax in attesa della successiva ma ti costruisci dei processi per distrarre la mente dal dolore e portare il tuo corpo lungo il tragitto ormai avviato.
Il training autogeno insegna e ti suggerisce di contare le respirazioni per regolare appunto il respiro e mantenerele belle, ampie e utili al tuo bambino. Chi lo ha sperimentato con coscienza non potrà che essere daccordo con me sul fatto che contare la durata delle respirazioni aiuta senza dubbio a respirare bene.
Una prova? Chi di voi ha vissuto una parte del travaglio con i cavi del tracciato attaccati si sarà accorta che se all'arrivo del dolore si trattiene il fiato (come verrebbe spontaneo) anche il battito del bimbo ne risente. Insomma, quando c'è il dolore bisogna respirare e non trattenere il fiato.

E come si fa? Più semplice a dirsi che a farsi, ma in ogni caso... utile e quindi il consiglio è di impegnarsi per metterlo in atto.
Si decide la durata della respirazione, come inspirazione ed espirazione (da 10 secondi a scendere fino a 1 secondo) partendo dalla fase di relax tra una contrazione e quella successiva. Il punto di partenza lo si decide a seconda dell'intensità del dolore e si va a scalare con l'aumentare del dolore, fino a poi ricrescere quando il dolore diminuisce. Insomma, con poco dolore il respiro è lungo (fino a 10 secondi per inspirazione e 10 per espirazione) e quando il dolore è molto forte i respiri sono veloci e brevi. Con il procedere del travaglio non si arriva più a 10 nella fase di relax ma si riduce la scala.
E poi, contare tiene la testa impegnata e si pensa meno al dolore...

Il limite del dolore e... il superamento

Ognuno ha un proprio limite anche nell'ambito del dolore. Siamo di nuovo alla soggettività, assolutamente.
Durante quest'esperienza pensi in continuazione di "essere arrivata al limite" del tuo dolore, di ciò che puoi tollerare. E invece, poi, ti accorgi che puoi sopportare di più: il tuo corpo si allena e diventa più bravo a gestire il dolore. Superi quello che ritenevi il tuo limite e di nuovo ti trovi di fronte ad un altro sbarramente: un nuovo limite. Anche questo da superare, per portare a compimento la tua impresa.
E' un continuo processo circolare, che segue il ritmo delle contrazioni e delle brevi (sempre più brevi) pause di relax che ti porta a superare continuamente tali limiti (che tu pensavi fossero limiti).
In realtà, il corpo è più forte della mente e la natura vuole, esige, che si proceda lungo la strada che si è intrapresa. I tuoi limiti, uno dopo l'altro, vengono abbattuti per la forza della natura e anche se la fatica è enorme ti accorgi che stai vivendo un momento unico e irripetibile.
Ti senti spossata e solo alla fine ti ritroverai a provare una sensazione di forza come non hai mai provato: a quel punto ti renderai conto di aver superato i tuoi limiti.

domenica 6 gennaio 2008

La tolleranza

Arriva il grande momento e, immediatamente, ti trovi a confrontarti con te stessa e con il dolore. Ovviamente questo è un dolore che in qualche maniera ci si aspetta ma certo, alla prima esperienza, non si conosce come sarà, di che intensità e durata.
Forse è questo ciò che fa più paura: non sapere esattamente (e neppure all'incirca, a dire la verità) che tipo di dolore sarà, di che intensità e quanto durerà. Nonostante quanto ognuna possa aver sentito raccontare o letto, il dolore (queelo del parto come ogni altro) è assolutamente personale e soggettivo e dunque nessuno può davvero insegnarti ad affrontarlo.
Per inciso, questa incertezza-ignoranza sugli aspetti del dolore che il parto naturale comporta necessariamente permane anche nel corso degli eventi successivi (secondo parto, terzo parto...) e, nonostante l'esperienza già vissuta, ogni donna, ogni volta, si porta il fardello di un timore che non si riesce comunque a scongiurare.

Il dolore è il protagonista di questo evento, durante l'intero processo: dal travaglio fino alla nascita. Un compagno di cui in quel momento si farebbe davvero a meno ma che, alla fine, segna così tanto psicologicamente e si porta dietro così tante sfaccettature (anche positive) che la maggior parte delle donne, ancora oggi, lo accetta di buon grado scegliendo di non ricorrere al parto con anestesia locale (epidurale).
Ebbene, è un dolore che insegna molte cose e questo è il motivo per cui ho pensato di aprire questo blog-saggio... che intende trattare questo argomento.

Ritornando alla tolleranza... In generale, ognuno ha un proprio livello di tolleranza che nell'arco della vita sperimenta in vari modi. Per me, ad esempio, il banco di prova è il mal di testa di cui soffro da sempre. Più o meno, per esperienza, ognuno conosce il proprio corpo e sa come affrontare il dolore causato dal "malanno ricorrente". Per gli altri ci si attrezza... e, in questa società, troppo spesso si usano e abusano medicinali.
Al momento del parto naturale però no. A meno che non si sia deciso di ricorrere all'epidurale (peraltro non ancora così diffuso nelle strutture ospedaliere nazionali), bisogna solo aspettare e tollerare il dolore.
Questo è il punto: tollerare il dolore. Oggigiorno non ci siamo più molto abituati.
E invece... è necessario. Sperando che... sia sopportabile e, soprattutto, non duri troppo.

venerdì 4 gennaio 2008

L'attesa: si avvicina la data del parto

Premessa: l'attesa mette a dura prova la pazienza. Conosci la cosiddetta "data presunta" ma nulla di più. Da un momento all'altro può capitare e, se da un lato lo desideri ardentemente, ne hai anche un po' paura. Chissà cosa succederà....

Sviluppo blog-saggio

Come ogni saggio che si rispetti... per quanto strutturato come blog, avrà una struttura in capitoli che segneranno le tappe fisiologiche dell'esperienza che andiamo trattando.